Non è un paese per vecchi

Non è un paese per vecchi e… nemmeno per fragili

Non è un paese per vecchi, ma nemmeno per altre categorie fragili”. La considerazione arriva dalla segreteria FNP CISL di Bergamo, alla luce delle segnalazioni che arrivano nelle sedi dei Pensionati, da tutto il territorio provinciale, relative ai tanti disagi e alle difficoltà che si incontrano negli ultimi tempi. Molti paesi, infatti, rimangono senza medico, senza altri presidi sanitari; le poste e le banche abbandonano i paesi meno remunerativi spesso situati nelle valli bergamasche e già a rischio di spopolamento; ogni documento o servizio necessita di Spid, Cie o “altre diavolerie elettroniche e moderne”…. (leggi anche La solitudine digitale dei nostri anziani tra spid, pec e token)

Sono situazioni che creano affanno e disagio nelle persone più deboli, – spiega Caterina Delasa, segretaria generale Fnp Bergamoche non sono solo gli anziani, ma tutta la fascia della popolazione bisognosa di più attenzione, e non succede solo nelle valli: anche paesi strutturati come quartieri cittadini si sono impoveriti di servizi e presidi, a scapito della serena residenza di chi fatica a spostarsi, fosse per l’età come per difficoltà”.

Delasa legge le preoccupazioni dei suoi tesserati. Una popolazione di decine di migliaia di persone rischia di venire emarginata da una rivoluzione organizzativa e tecnologica che non lascia spazio a chi fatica a stare al passo “La  chiusura degli ambulatori del medico di base sta sguarnendo i nostri paesi dell’ultimo importante presidio sociale, oltre che sanitario, e impoverisce quelle comunità già isolate e private nel tempo di tanti  servizi essenziali quali scuola, posta, banca e altri uffici di pubblica utilità: un impoverimento che si sta aggravando nel tempo”.

E che dire della riforma socio-sanitaria della regione Lombardia? Continua Delasa: “Parliamo tanto di ripensare il nostro sistema sanitario e la cura degli anziani in particolare a partire da un modello più territoriale e più domiciliare,  ma il risultato è che non passa giorno che i nostri anziani, e non solo loro, vedano aumentare le loro preoccupazioni. Addirittura, l’ipotesi di dotare i nostri territori del nuovo presidio delle case di comunità si scontra con la realtà di un numero di strutture veramente esiguo e inadeguato alle esigenze della popolazione. In questa prima fase, infatti, le Case di comunità previste in provincia sono purtroppo solamente 9 per 242 comuni e 1 milione e 115mila persone, ma per quello che si può capire finora non pare vadano o possano andare nell’ottica della prossimità diffusa e adeguata ai bisogni delle persone. Pensiamo alla necessità di una linea internet ultra veloce indispensabile allo sviluppo della tecnologia informatica e digitale e che vede buona parte del territorio e della popolazione bergamasca ancora sprovvista, o ancora alla rete viaria di Bergamo e provincia, dove per pochi chilometri di spostamento nelle ore di punta sono necessarie ore”.

Insomma – conclude Delasa – si sta apparecchiando una tavola che non sarà accessibile a chi non può spostarsi, a chi ha bisogno continuo di assistenza, a chi non sa maneggiare un computer o uno smartphone. È una situazione che richiama l’attenzione di tutti, nostra e dei cittadini, ma che deve vedere alto l’impegno di Regione Lombardia, delle istituzioni locali, dei comuni e della provincia, di ATS e ASST, per avere interventi e risposte concrete. Per questo, sollecitiamo le istituzioni perché i servizi e le reti sul territorio siano salvaguardati, siano adeguati alle esigenze della popolazione più “fragile” che rischia una definitiva emarginazione sociale per noi inaccettabile.

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