Il Decreto è in pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Riguarda l’assegno pensionistico con la maxi-rivalutazione delle pensioni in arrivo tra qualche settimana.
L’aumento è di proporzioni semplicemente impensabili fino all’anno scorso. È tutto ufficiale, nero su bianco. C’è stato nei giorni scorsi il via libera del ministero dell’Economia al decreto che dispone, a partire dal 1° gennaio 2023, un adeguamento all’inflazione del +7,3% per le pensioni.
Un aumento record, se paragonato a quelli che ci sono stati negli ultimi decenni. Aumento che costerà una valanga di soldi pubblici. L’assegno sarà per tutti più pesante, ma con proporzioni diverse.
La rivalutazione di ben il 7,3% delle pensioni per il 2023 è per tutti, ma in misura diversa a secondo dell’ammontare dell’assegno pensionistico di ciascuno. I trattamenti saranno adeguati all’inflazione seguendo lo schema in vigore: al 100% per gli assegni fino 4 volte il minimo (523 euro mensili), al 90% per quelli tra 4 e 5 volte il minimo e al 75% per le pensioni oltre quest’ultima soglia.
L’aumento per il 2023 è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre. Numeri alla mano, il trattamento minimo balza di quasi 500 euro in un anno: si passa infatti da 525,38 a 563,73 euro al mese, 38 euro in più al mese, quasi 500 euro all’anno considerando che le mensilità sono tredici e non dodici. Per come funziona il meccanismo della perequazione, e per il fatto che non c’è in questa fascia alcune tassazione Irpef, è poco meno di una mensilità in più all’anno.
“Senz’altro positivo l’incremento del 7,3% delle pensioni – precisa Giacomo Meloni, segretario generale Fnp Cisl Bergamo – sopratutto se rapportato alle perequazioni quasi nulle degli anni precedenti. Resta forte l’impegno della FNP e della CISL, nei confronti del Governo, prosegue su fisco, sanità, legge sulla non autosufficienza e costi energetici“.