Fnp Cisl Bergamo in aiuto dei giovani

Fnp Cisl Bergamo in aiuto dei giovani per uscire dalla periferia del lavoro

Maggio è il mese tradizionalmente dedicato al lavoro: il sindacato, con la Festa del Primo Maggio intende portare al centro dell’attività del governo e delle autonomie locali, ma anche al centro della discussione politica e sociale, i temi della sicurezza, dei salari, dell’uguaglianza e dei diritti per ogni lavoratore. Maggio è anche il mese in cui vede luce il progetto con il quale i pensionati CISL di Bergamo intendono farsi carico delle periferie del lavoro, delle difficoltà dei giovani a entrarci, ma anche a passare le forche caudine della precarietà, vittime di un sistema che fatica a assegnare a capacità, formazione e interesse il giusto inquadramento professionale.

FNP Bergamo ha infatti messo a punto, insieme a FELSA e con il contribuito di CISL, il progetto “Le periferie del lavoro”, per incentivare la rappresentanza per i molti lavoratori giovani nel campo della somministrazione e del lavoro precario. Il progetto, elaborato con il contributo di Giorgio Caprioli già segretario nazionale della FIM, parte dalla realtà del lavoro povero e poco tutelato in provincia: nel 2021, a Bergamo ci sono stati quasi 15 mila “ingressi” nel settore delle collaborazioni, dei tirocini e delle partite IVA. Mille in meno rispetto a dieci anni prima. Nello stesso arco di tempo, i contratti somministrati sono passati dai 9306 ai 16375: un quasi raddoppio che però ha visto affievolirsi la presenza giovanile.


Nel 2011, infatti, gli under 34 rappresentavano il 57% del totale in somministrazione, mentre nel 2021 solo il 45,42, ma con una impressionante frenata nella fascia 18/24, rimasta praticamente ferma sui 2300 occupati, perdendo percentualmente la metà della propria presenza sul totale. Di fatto, la crisi occupazionale ha spostato i vecchi, prima garantiti dalle loro occupazioni a tempo indeterminato, verso contratti tradizionalmente giovanili, e comunque precari. Al tempo stesso, i colleghi delle fasce 25/29 e 30/34 aumentano abbondantemente, testimonianza del fatto che difficilmente si esce dall’orizzonte precario dei contratti a tempo.



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